Sabato 17 febbraio a Trezzo sull'Adda si svolge la giornata conclusiva del Carnevale con il “Povero Piero”. Quella del fantoccio è una tradizione tipica trezzese che si tramanda dall'ottocento ed è stata inserita nelle dieci meraviglie del Carnevale. Da sempre attira migliaia di persone in riva al fiume Adda dove il Povero Piero, che tutti gli anni rappresenta un personaggio, dopo la sfilata per le vie cittadine viene trasportato per essere destinato al rogo. In contemporanea ci sarà uno spettacolo di proiezione di raggi laser. Per l'occasione su RaiTre nei giorni scorsi è andata in onda una puntata dedicata a questa importante manifestazione patrocinata dal "Consiglio Regionale della Lombardia". Di seguito in sintesi la storia del "Povero Piero".

Si tramanda che il “Povero Piero” rappresentasse un fattore o un proprietario terriero deriso fino al rogo durante una rivolta contadina. Dalla leggenda all’allegoria il passo è breve e negli anni diversi fastidi si sono identificati nel gigante da ardere. Nell’ottocento, imbottito di paglia, il fantoccio veniva bruciato su una pira al sagrato di san Rocco; negli anni venti il rogo venne trasportato davanti al Castello e quindi ai giorni nostri nel fiume Adda. Il nome deriva da una scelta anticlericale di fine ottocento che battezzò il pupazzo Povero Piero: lo vestirono di nero, incenerendolo il sabato sera seguente al Martedì Grasso alla fine del carnevale di Rito Romano. L’accusa era precisa: non alla religione, ma al clero che, infatti, contrastò l’iniziativa sacrilega. I trezzesi imperterriti continuarono la tradizione quasi ininterrottamente fino ai giorni nostri quando il Povero Piero non è più ovviamente una bandiera polemica, ma un perfetto esempio di tradizione popolare tramandata nei secoli. Dal 1976 il Povero Piero è il simbolo del carnevale trezzese e delle sue origini mantiene oggi solo una vena satirica di attualità.

Sezione: EDITORIALE / Data: Gio 15 febbraio 2024 alle 12:00
Autore: Rossana Stucchi
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