Dopo 24 anni di carriera e oltre 200 gol Sasà Bruno, classe 1979, ha detto basta. «Sono ufficialmente fuori dai giochi» confessa l’ormai ex attaccante dell’Agazzanese (Eccellenza girone A dell'Emilia Romagna ndr) con cui aveva iniziato questa stagione. Una decisione maturata qualche giorno fa ma ufficializzata solamente nelle ultime ore. «Lo avevo accennato al mister, poi lui mi ha convinto a proseguire e ho accettato perché non volevo abbandonare la squadra a campionato iniziato, non è nel mio stile. Però domenica sono sceso in campo e mi sono nuovamente infortunato, ho capito che non ha più senso proseguire in questo modo, troppi stop fisici non mi permettono di rendere come vorrei. Purtroppo l’anno di inattività si è fatto sentire e io non sono uno a cui piace svernare».
La fotografia della sua carriera? Quella che campeggia sul profilo di whatsapp mentre affronta Chiellini. Le statistiche? E’ il settimo bomber di sempre in Serie B con 98 reti all’attivo. Nei professionisti è arrivato a quota 200, di cui 48 li ha segnati con la Giana Erminio in tre anni. Poi ancora una ventina di gol nei dilettanti (Serie D ed Eccellenza).
Hai giocato in Serie A, in Coppa Italia e in Coppa Uefa. Se ti guardi indietro qual è stata l’emozione più grande?
«Ho avuto la fortuna di esultare tantissime volte, considerati gli oltre 200 gol fra professionisti e dilettanti. Ma dopo aver annunciato la mia decisione domenica sono salito in auto e ho ripensato alla mia carriera: il momento più intenso è stato sicuramente l’esordio in Serie A con il Napoli nel 1998, la mia città e la mia squadra del cuore. C’erano 60mila persone sugli spalti, io titolare in Napoli-Brescia con Collina ad arbitrare. A ripensarci mi emoziono ancora adesso».
Allora proseguiamo con i ricordi. L’annata migliore?
«Una sola è difficile da scegliere. Dico Ascoli, con la promozione in Serie B condita da 15 gol oppure le due a Modena, con 18 reti a ogni annata. Ma anche Brescia mi ha lasciato tanto».
Oltre 200 reti complessive in carriera, se dovessi scegliere la più bella in assoluto?
«In un Pisa-Modena segnai una tripletta. La migliore fu la seconda, con uno scavetto a superare il portiere».
Hai girato tantissime squadre, praticamente tutta Italia, da Catania a Vicenza passando per Torino, Chievo, Sassuolo, Spal e tante altre. Il posto in cui ti sei trovato meglio?
«Di solito un calciatore si trova bene dove le cose vanno alla grande come risultati. Se devo scegliere solamente un posto dico i due anni di Ascoli: una piazza impressionante, ogni domenica avevamo 20mila persone allo stadio».
L’allenatore che ti ha dato di più?
«Pillon a Ascoli e Maran a Brescia. A entrambi sono legato da un grandissimo affetto, loro mi hanno dato tanto e io penso di averli ripagati con molti gol. Stiamo parlando di bravissimi tecnici e di persone umanamente incredibili».
E il compagno più forte con cui hai giocato?
«Uno su tutti: Alex Pinardi. Fra Modena e Giana Erminio 30-40 gol li ho fatti grazie a lui».
A un certo punto hai deciso di scendere fra i dilettanti dopo una lunghissima carriera fra i professionisti. Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato?
«A livello caratteriale nessuna. Mi sono sempre trovato bene in ogni società, sono uno che per carattere non fa pesare il passato e cerco sempre di calarmi nella nuova mentalità. A livello tecnico invece ho avuto dei problemi perché i tempi di gioco sono più lenti. Con Pinardi, per fare un esempio fra quelli citati, effettuavo un movimento e sapevo che la palla mi sarebbe arrivata al momento giusto. Ne dilettanti non sempre questo succede, ma è normale perché nei professionisti il ritmo è molto più rapido. Solo quello, perché per il resto ho sempre giocato in club eccezionali. Anche l’Agazzanese è una grande famiglia, ci sono dirigenti e compagni fantastici».
Adesso è ora di pensare al futuro. Rimarrai nel mondo del calcio, magari come allenatore visto che hai il patentino Uefa B?
«Non lo so, ho smesso poche ore fa e non ci ho ancora riflettuto. Con Rantier stiamo portando avanti al Gotico un progetto tecnico rivolto ai bambini e mi piace molto. Anche lo scorso anno avevo avuto qualche richiesta come collaboratore in Serie C ma ho rifiutato. Dico la verità, per ora la vocazione da allenatore non l’ho mai avuta, ma c’è tempo per valutare tutte le opzioni. Adesso voglio solo godermi la mia famiglia».
Autore: Stefano Spinelli
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